domenica 31 maggio 2009

Sulle Elezioni Europee...di Giovanni De Mauro

Si vota tra una settimana e in Italia nessuno parla di Europa. Ma siamo in buona compagnia. Ognuno dei ventisette giornalisti a cui abbiamo chiesto di raccontare questa campagna elettorale ha scritto che l’Europa annoia. Troppo vicina per essere esotica, troppo lontana per essere la casa comune di tutti. L’Europa è un’unione economica e monetaria, ma non politica, sociale, culturale. Dovremmo poter scegliere direttamente un premier europeo e votare liste comuni. Creare uno spazio pubblico europeo. Dal 26 maggio è in rete Presseurop.eu, primo giornale online di attualità europea, promosso e finanziato dalla Commissione europea. Per realizzarlo – nella più totale autonomia editoriale – si sono associati quattro giornali: Internazionale, il francese Courrier International, il portoghese Courrier Internacional e il polacco Forum. Sarà un quotidiano digitale in dieci lingue. Per raccontare di cosa parlano i nostri vicini. E cercare di dimostrare che l’Europa è meno noiosa di quel che sembra.(da internazionale.it)

giovedì 28 maggio 2009

Disabilità e Diritti:"Nuove norme sul voto a domicilio"

È stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell’8 maggio, la Legge 7 maggio 2009, n. 46 che dispone un’estensione del diritto di voto a domicilio agli elettori impossibilitati a spostarsi autonomamente dalla propria dimora.
Come si ricorderà Legge 27 gennaio 2006, n. 22, assicurava già l’esercizio di voto a domicilio. ma limitatamente ed esclusivamente agli elettori in dipendenza continuativa e vitale da apparecchiature elettromedicali e dietro specifica presentazione di documentazione sanitaria.
Fino ad oggi rimanevano escluse da questa opportunità le persone, pur con gravi infermità che non facciano uso, in modo continuativo e vitale, di apparecchi elettromedicali.
Rimanevano escluse anche se non erano in grado, comunque, di recarsi al seggio elettorale né in modo autonomo, né con l'aiuto dei supporti messi a disposizione dai Comunii (i sensi dell’articolo 29, Legge 5 febbraio 1992, n. 104) e cioè servizi di accompagnamento e trasporto.
Modificando la Legge 22/2006, la nuova norma sana questa sperequazione, garantendo il diritto di voto anche alle persone affette da infermità che le rendano intrasportabili.
La norma, per espressa indicazione dell’articolo 3, entra in vigore il giorno della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (quindi, l'8 maggio 2009). Non ci sono, quindi, i tempi tecnici per per garantire, se non in via sperimentale, questo diritto già in occasione delle prossime consultazioni elettorali del 6/7 giugno 2009.
Chi ne ha diritto
Possono, quindi, ora votare al proprio domicilio:
1. gli elettori affetti da gravissime infermità, tali che l'allontanamento dall'abitazione in cui dimorano risulti impossibile, anche con l'ausilio dei servizi di cui all'articolo 29 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, cioè siano “intrasportabili”; il Legislatore sembra, quindi sottolineare, che il voto a domicilio non possa essere richiesto solo perchè non c’è alcun servizio di accompagnamento al seggio;
2. gli elettori affetti da gravi infermità che si trovino in condizioni di dipendenza continuativa e vitale da apparecchiature elettromedicali tali da impedirne l’allontanamento dall’abitazione in cui dimorano; in questo caso la sottolineatura è sulla dipendenza continuativa e quindi sul rischio per l’incolumità personale del Cittadino.
Da sottolineare che, in nessun passaggio, il Legislatore richiede il possesso di certificati di handicap (art. 3, Legge 104/1992) o di invalidità. Ci si riferisce strettamente a infermità gravi e, quindi, a situazioni sanitarie anche non definitive.
La procedura
Il primo passaggio che l’elettore deve fare, nell’imminenza di qualsiasi consultazione elettorale, è la richiesta della certificazione sanitaria che attesti la grave infermità (dipendenza da elettromedicali o “intrasportabilità”).
La certificazione la rilascia esclusivamente l’Azienda Usl solo attraverso propri medici incaricati.
La certificazione deve essere rilasciata in data non anteriore ai 45 giorni dalla data delle consultazioni elettorali. La domanda per la visita, ovviamente, può essere presentata anche prima dei 45 giorni.
La certificazione, per i soli “intrasportabili”, deve avere una prognosi non inferiore ai 60 giorni.
Come si può immaginare, le visite, in questi casi, non possono che essere domiciliari e questo comporterà un impegno ed un’organizzazione adeguata a carico delle Aziende Usl. Per questo motivo è difficilmente ipotizzabile che, anche sperimentalmente, questa opportunità sia garantita entro le prossime consultazioni elettorali di giugno.
Il secondo passaggio è di presentare la richiesta di votazione presso la propria dimora, al sindaco del comune nelle cui liste elettorali si è iscritti.
Alla richiesta va allegata una dichiarazione in carta libera, attestante la volontà di esprimere il voto presso l'abitazione in cui dimorano e recante l'indicazione dell'indirizzo completo di questa; oltre alla certificazione rilasciata dal medico incaricato dell’Azienda Usl.
La domanda al sindaco va presentata in un periodo compreso tra il quarantesimo e il ventesimo giorno antecedente la data della votazione.
La norma non entra nel merito delle probabili situazioni in cui la persona disabile grave non sia in grado di firmare e quindi di quale sia la procedura di raccolta della sua volontà.
Di norma, in questi casi la volontà è raccolta da un pubblico ufficiale (DPR 445/2000, art. 4) che annota le cause dell’impedimento fisico alla firma; la nuova norma non lo rammenta, ma soprattutto non obbliga i Comuni a svolgere anche queste pratiche a domicilio.LEGGI TUTTO

domenica 24 maggio 2009

Silvio Berlusconi contro Annozero,Ballarò e Report


Silvio Berlusconi ai microfoni di "Canale Italia" il 23 maggio 2009 dichiara:
"La televisione pubblica che abbiamo oggi è l'unica televisione pubblica che attacca il governo, con una pluralità di trasmissioni infinita, tant'è vero che sono sempre di più gli italiani che non pagano il canone, perchè non sono d'accordo che con i loro soldi si paghino Annozero, Ballarò, Report e tutte queste trasmissioni di contrasto con la politica del governo e con il leader del governo."

domenica 17 maggio 2009

sabato 16 maggio 2009

Notizie:Torino, migliaia in piazza: «Il governo è assente»

Sono 15.000 - secondo Fim, Fiom, Uilm e Fismic - i lavoratori del gruppo Fiat in corteo a Torino. È la prima volta, nella storia del gruppo Fiat, che si svolge una manifestazione nazionale il sabato mattina a Torino. Rilevante la partecipazione dei lavoratori delle aziende dell'indotto auto in crisi: delle 2.300 fabbriche in crisi mille sono in Piemonte, molte in gravi difficoltà. Molti lavoratori sfilano in tuta blu o con la maglietta che indossano in fabbrica.
«La manifestazione di oggi è un fatto importantissimo, la prima grossa manifestazione in Italia e in Europa, un segnale di mobilitazione che si estenderà in tutta Europa». Lo ha detto Giorgio Cremaschi della segreteria nazionale della Fiom, che partecipa al corteo di Torino. «La disponibilità di Marchionne non c'è - afferma Cremaschi – perché se dichiara che apre un tavolo dopo l'accordo con i tedeschi vuol dure che il tavolo non lo apre. Noi vogliamo discutere ora, non quando sarà deciso cosa chiudere e dove licenziare».
Dopo un corteo tranquillo che aveva visto sfilare accanto Cobas e sindacati confederali c'è stata qualche tensione poco prima dell'intervento del segretario Fiom Rinaldini. Un nutrito gruppo di lavoratori Fiat di Pomigliano ha contestato il il segretario dalla Fim, Beppe Farina che è stato apostrofato con frasi come 'Venduto', 'Vergogna' e 'Stai zitto'. I lavoratori hanno anche tentato di impedire a Rinaldini di parlare e lo hanno spintonato. I lavoratori rimproveravano ai sindacalisti di aver firmato l'accordo di trasferimento di 316 operai nello stabilimento di Nola. A Rinaldini è stato strappato il microfono ed è scivolato dal furgone-palco. Solo dopo l'intervento del servizio d'ordine è riuscito ad iniziare il suo intervento.
«È ridicolo che la Fiat discuta con il governo statunitense e con quello tedesco e con i sindacati di quei Paesi, ma non dica nulla in Italia». Lo ha affermato il segretario generale della Fim, Giuseppe Farina, durante il corteo di Torino. «Un ridimensionamento del settore - ha detto Farina - metterebbe a repentaglio tutti. Scendere sotto una determinata soglia di volumi produttivi significherebbe marginalizzare il comparto. Il rischio in Italia non è solo per i due stabilimenti, ma per tutto il settore, stiamo difendendo un pezzo importante di industria del nostro Paese».
«La responsabilità maggiore è del governo che finora ha dimostrato una totale assenza sia nei riguardi della Fiat sia di qualunque idea attiva di politica industriale». Lo ha affermato il segretario generale del sindacato autonomo Fismic, Roberto Di Maulo, che ha tenuto uno dei comizi conclusivi della manifestazione Fiat davanti al Lingotto. «Questo atteggiamento assente del governo - ha detto Di Maulo - sta provocando una drammatica crisi che investe soprattutto la componentistica, laddove risiede il cuore tecnologico e occupazionale del settore automotive in Italia che rappresenta il 12% del prodotto interno lordo. Lo dimostrano gli esuberi dichiarati alla Graziano che sono solo la punta dell'iceberg di una crisi drammatica. Siamo di fronte al collasso. Senza un intervento finanziario, come può essere un fondo a garanzia degli investimenti, paragonabile a quello messo in campo da tutti gli altri governi europei, ci troveremo alla fine della crisi un settore ridimensionato».da (www.unita.it)

giovedì 14 maggio 2009

"da Portella a via Caetani" di Pino De Luca

Continua l'esperienza degli appuntamenti sugli anni '70 organizzata da Brundisium.net. Il 9 maggio, come era annunciato e prevedibile, si è discusso del Caso Moro con Manlio Castronuovo, autore di Vuoto a perdere. La conversazione è stata lunga e tecnologicamente evoluta, interventi da Roma via Skype con due giornalisti di gran casato che si sono soffermati spesso su vicende interessanti, ma scarsamente aderenti al tema.

Lunga, lunghissima la conversazione tanto che a tarda ora eravamo rimasti in pochi e intorno alle ventuno sono rimasti ancora in meno avendo il sottoscritto abbandonato il campo per irrinunciabili impegni familiari.

La sensazione che ho percepito è che si persegua una linea, su quelli che vengono chiamati “Misteri d'Italia”, fortemente orientata verso il “giallismo” romanzato che abbia poco interesse alla risoluzione dei “misteri” e molto alla loro moltiplicazione e analisi suggestiva, votata più al romanzo che alla ricerca della verità. Una serie di interessi convergenti tra penne veloci e valenti che, tramite pubblicazioni facilmente fruibili, traggono, in qualche modo, notorietà e reddito dai fautori di atti violenti e sanguinari che, vedendo moltiplicate le ipotesi e le analisi, diluiscono nel tempo e nella memoria le loro responsabilità.

Al mio fianco, l'altra sera, c'era un signore che, costante come me, ha seguito tutti gli appuntamenti. Siccome sono stato, per indole e caratteristica - e di ciò me ne scuso, un “perturbatore” delle conversazioni, ebbe a farmi la domanda fatidica: ma quale è la tua tesi?

In brevi e scarni cenni, anche per non disturbare, l'ho riassunta. Poi non v'è stato né il tempo né il modo di approfondirla.

La espongo qui, con chiarezza e, spero, senza ambiguità.

L'Italia, con la liberazione dal Nazifascismo e la partecipazione attiva e determinante del Partito Comunista, è un caso unico e pericoloso in Europa e nel mondo. Il Partito Comunista Italiano svolge un ruolo politico essenziale in un paese occidentale, contribuisce a scrivere la Costituzione Repubblicana che porta la firma di Umberto Terracini, un suo esponente di primissimo piano.

Questa anomalia deve essere “sanata”, con le buone o con le cattive.LEGGI TUTTO

giovedì 7 maggio 2009

Scienza e Chimica:"Occhiali da sole"

Al buio è incolore, ma sotto i raggi solari diventa istantaneamente blu scuro: è un nuovo materiale della famiglia dei fotocromi messo a punto dagli ingegneri dell'università giapponese Aoyama Gakuin. Si tratta di una versione modificata dell'esaarilbiimidazolo (Habi). La radiazione luminosa induce una rottura di alcuni legami chimici di questo composto che provoca un cambiamento di colore.
Ma la conversione cromatica impiega una decina di secondi, troppo per un uso commerciale dell'Habi. Attraverso simulazioni in laboratorio, i ricercatori giapponesi hanno osservato che l'aggiunta di naftalene accorcia i tempi di conversione del colore a 180 millisecondi e l'aggiunta di un altro composto organico, il ciclofano, la porta a 30 millisecondi.
Il ciclofano permette inoltre di accelerare la conversione cromatica inversa dal blu all'incolore e garantisce una maggiore stabilità del materiale che può virare colore migliaia di volte prima di esaurire il suo potere. Il nuovo materiale dovrà essere testato per verificarne l'impiego commerciale. Ma secondo il Journal of the American Chemical Society, l'Habi al ciclofano potrebbe essere usato per fabbricare lenti fotocromatiche da montare sugli occhiali da vista.(da Internazionale)

domenica 3 maggio 2009

Mondo:"Il cappuccino di Zuma "di Binyavanga Wainaina

Zuma sembra avere desideri e sogni che non sanno di cappuccino. E noi abbiamo paura...Qualche anno fa sono tornato in Sudafrica per una breve vacanza. E mi sono fermato a Johannesburg per vedere dei vecchi amici. Se la passavano bene e non abbiamo parlato di politica. Abbiamo parlato di case in città: chi ne ha una, chi due.
Di auto comprate o prese in leasing: il leasing è meglio, perché così puoi cambiare auto ogni anno. I miei amici hanno studiato economia all'università, e fanno parte dei cosiddetti empowerment babies, i figli della generazione nera del post-apartheid che guadagnavano stipendi da favola e lavoravano per banche e cose simili a Johannesburg.
Sembrava tutto normalissimo. In ogni aeroporto dove andavo vedevo queste persone che bevevano il loro cappuccino, tutte giovani e ben curate, tutte con ricchi stipendi, tutte in grado di raccontare qualcosa sui musei di Barcellona o sull'idroterapia del colon o sulle feste di Amsterdam.
Una cosa univa questa nuova classe nera: la finanza. Sembrava che lavorassero tutti nella finanza. Io no, ma lo facevano moltissimi miei amici in tutto il mondo, e quindi conosco bene il gergo del settore.
Sapevo, per esempio, che se qualcuno trovava un lavoro da Citi era una buona cosa. Ma non sapevo perché. Sapevo che c'era la finanza con la minuscola e quella con la maiuscola. Cioè sapevo che non dovevo esaltarmi se qualcuno mi diceva di essere un direttore di banca: quella non era Finanza.
La Finanza non gestiva le banche, quella era roba vecchia come la musica folk. La Finanza si interessava di hedge fund, investiva sui mercati emergenti, speculava sul rublo, riconfezionava i mutui, faceva copia e incolla, si sbizzarriva in operazioni matematiche da capogiro. Era come il jazz. No, come l'hip hop: campionava di qua e di là e dopo poche ore di copia e incolla creava un grande successo su YouTube.
L'idea di passare dieci anni a studiare la chitarra e cinque a studiare canto, per poi esibirsi per quarant'anni in piccoli bagni pubblici e alle stazioni degli autobus, mettendo da parte pochi risparmi e usando gli scarsi profitti per crescere, era superata, era la maledizione dei banchieri all'antica, come la musica folk. In questi tempi postmoderni, invece, la tecnologia, i mercati e YouTube stavano riplasmando il mondo.
Io ero entusiasta di tutte queste cose. Appena due anni fa sembrava che il mondo fosse un grande sito web e che bastasse usare delle password per renderlo a nostra immagine e somiglianza.
Nell'era del touch screen la rivoluzione dei telefoni cellulari avrebbe sostituito le idee, l'ideologia e l'immaginazione. Le operazioni bancarie via sms avrebbero unito l'operatore di borsa di Lagos al cliente di Johannesburg.
Così, quando due anni dopo abbiamo saputo che Jacob Zuma si candidava a presidente, siamo rimasti senza parole. Quest'uomo, con idee molto originali sui preservativi, un'istruzione elementare, poligamo e con un modo di parlare in pubblico che sembrava lontanissimo dal copia e incolla, era il richiamo del passato terribile.
Sapevamo che c'era bisogno di una migliore educazione tecnologica per gestire l'economia nell'era degli sms. E che invece persone come Zuma si arrabbiavano solo perché non erano connesse alle reti informatiche. Non sapevano che avremmo potuto inventare delle reti informatiche in zulu con traduttori simultanei e che potevamo aiutarle a fare delle transazioni su Hong Kong anche se erano analfabete.
Dovevano semplicemente parlare in zulu nel loro iPhone e si sarebbe aperto un pop up che indicava la probabilità statistica che una vendita andasse o meno a buon fine.
Oggi Zuma è presidente del Sudafrica e noi abbiamo paura. Abbiamo molta paura delle bestie che potrebbe liberare e che noi di certo non conosciamo, perché l'uomo sembra avere desideri e sogni che non sanno di cappuccino. Lui ce li ha da prima che arrivassero i nostri software sofisticati; mentre noi eravamo impegnati ad andare dallo psicoterapeuta, a riscoprire la nostra identità, a finanziarci con soldi presi in prestito o a fare altro.
In realtà molti di noi non avevano tempo da dedicare a Zuma, perché eravamo occupati a scoprire, dopo il crollo dei mercati, che la stagione del fondamentalismo religioso era una stagione di fondamentalismi globali e che anche noi eravamo dei pentecostali del mercato.
Come tutti gli altri, abbiamo visto la nostra enorme chiesa implodere e i nostri pastori coinvolti in scandali sessuali. Abbiamo scoperto che le guarigioni istantanee erano un inganno, che i miliardi di calcoli dei computer non intaccavano il comportamento umano. Che il mercato era un animale primitivo com'era nel Vecchio testamento.
Abbiamo creduto che un semplice gesto potesse riplasmare il mondo. Pensavamo, senza ombra di dubbio, senza lo scetticismo che ci era stato insegnato a scuola, di essere la generazione che avrebbe fatto premere un tasto al mondo e che lo avrebbe proiettato nel ventitreesimo secolo. E ora? (fonte internazionale.it)

sabato 2 maggio 2009

Mondo:"Giustiziata in Iran la pittrice Delara Darabi"

"Mi impiccano fra pochi secondi. Aiutatemi". Erano le sei del mattino quando è squillato il telefono dei genitori di Delara Darabi, in Iran. La voce rotta dal terrore, la ragazza implorava aiuto, consapevole che l'ayatollah aveva deciso di farla impiccare per un omicidio che lei giura non aver commesso. "Mi impiccano fra pochi secondi. Aiutatemi".
Ma nessuno ha voluto ascoltare il grido di protesta delle associazioni umanitarie iraniane e di Amnesty international. I genitori di Delara si erano offerti di pagare anche il cosiddetto "prezzo del sangue", l'indennizzo ai parenti della vittima, pur di ottenere il perdono. Ma la famiglia della donna uccisa non ne ha voluto sapere e la sentenza di morte non è stata modificata.E' stato un figlio della vittima a girare intorno al collo di Delara la corda del boia. Aveva 22 anni e faceva la pittrice la 140esima condannata a morte in Iran dall'inizio dell'anno. Quando morì uccisa una cugina del padre, Delara aveva appena 17 anni. Ammise di essere stata lei l'assassina ma solo per coprire il suo compagno due anni più anziano di lei.Dopo il processo di primo grado, ritrattò sperando che i giudici la graziassero per la sua minore età tanto più che Teheran ha ratificato la Convenzione delle Nazioni Unite per i diritti dell'infanzia che vieta la pena di morte ai minorenni. Ma l'esecuzione, seppur rinviata di qualche settimana, ieri l'altro è stata eseguita, senza neppure che l'avvocato di difesa fosse avvisato. Unica concessione all'imputata, una telefonata ai genitori qualche minuto prima di morire: "Mi impiccano fra pochi secondi. Aiutatemi".(fonte repubblica.it)