mercoledì 27 gennaio 2010

27 gennaio:"Giorno della Memoria"

Voglio ricordare questa giornata con un sequenza del film di Roberto Faenza:"Jona che visse nella balena"tratto dal libro autobiografico dello scrittore Jona Oberski intitolato "Anni d'infanzia.Un bambino nel lager".

domenica 24 gennaio 2010

Il punto di vista: "Primarie in Puglia"

Si svolgono oggi,24 Gennaio 2010, le primarie in Puglia per la scelta del candidato del centro sinistra,come governatore della Regione.Riporto di seguito l'articolo di Pino De Luca in ordine alle primarie,apparso sul Quotidiano di Puglia il 23 gennaio 2010.
Primarie di Puglia
Domani la Puglia va alle primarie. Due concezioni della politica si confrontano. Francesco Boccia, Onorevole, sostenuto (?) dal PD e Nichi Vendola, Governatore uscente, le sigle a sostegno sono innumerevoli, spesso lillipuziane ma senza punto interrogativo.
Arduo il compito di Boccia: ripristinare la democrazia stratificata, partiti, sindacati, organismi intermedi. La democrazia dell'ampia partecipazione. Normale, lenta, del fluire costante e silente dei processi, di progetti e previsioni a medio e lungo termine, macroeconomia, geopolitica, anche bizantinismi e congiure di palazzo. Il compito è arduo perché Boccia è stato presentato come candidato vincente in grado di am
pliare la maggioranza e quindi, se vince le primarie, DEVE vincere anche le elezioni vere.
Arduo il compito di Vendola: è l'anti-Berlusconi, anzi l'alter-Berlusconi. Cinque anni di governo della Puglia alle spalle, ancora ricco di sogni. L'uomo della speranza della sinistra e della sua sconfitta più cocente. Il Cincinnato che può ridare fiato, forza e orgoglio a chi si è sentito offeso, umiliato e vilipeso, a volte più da alcuni dei sostenitori di Boccia che dall'azione della destra. Vendola può condurre alla riscossa o alla distruzione definitiva. Il suo compito è arduo perché per vincere le primarie deve dimostrare che può vincere anche le elezioni vere.
Paradossalmente chi sembra in vantaggio alle primarie pare in svantaggio alle elezioni reali.
Ma di paradossi ci nutriamo e nei paradossi ci avviluppiamo. Il popolo di Boccia e di Vendola sono, in gran parte, lo stesso popolo. Ci sono i tifosi, politicisti e istituzionalizzati quelli di Boccia, più alla mano e passionali i vendoliani, ma alla grossa la medesima pasta. Ceti sociali e individui di varia estrazione, spesso disincantati, con la paura che il “berlusconismo” di Berlusconi non passerà per almeno altri dieci anni, concedendo al “berlusconismo” che si portano dentro, di estrinsecarsi solo nella cordata di appartenenza, timidamente o senza pudore automagnificando se stessi.
Difficile quindi che Boccia si aggiudichi le primarie. La battaglia di Francesco è perduta in partenza, il PD non ha ancora una struttura capace di produrre passioni scevre da calcolo politico, Boccia è diventato faticosamente il candido del PD e ha avuto troppo poco tempo. Come in tutte le corti, ha nel suo partito il seme del tradimento, magari lo voteranno pure, ma ne vedo pochi a spendere un centilitro di sudore per sostenerlo. Però potrebbe contare sulla “personale” partecipazione alle primarie dei futuri alleati promessi (UDC e IDV) e quindi riaprire il gioco.
Credo che sarà difficile che Vendola possa ridiventare Governatore. Quando un uomo pieno di sogni si scontra con un uomo pieno di soldi, l'uomo dei sogni è destinato a soccombere. Vendola però è un eccellente suonatore di pungi, e se intona l'accordo giusto può accadere che i suoi sogni diventino quelli di una moltitudine, e quando un uomo pieno di soldi si scontra con un uomo pieno dei sogni di una moltitudine, è l'uomo pieno di soldi che sentirà il sapore acre della sconfitta.
Tutto è aperto quindi, con qualche tendenza indicativa. Una sola cosa è certa: guardando le mosse del PD pugliese sia dal punto di vista tattico che strategico, si può dire che non basta chiamarsi Massimo per essere il Migliore.

giovedì 21 gennaio 2010

Disabilità e Diritti : Le nuove procedure per l'accertamento dell'invalidità e cecità civile,sordità prelinguale

Dal primo gennaio 2010 sono cambiati alcuni importanti passaggi dell’iter di domanda, accertamento e riconoscimento delle minorazioni civili (invalidità e cecità civile, sordità prelinguale), dell’handicap (Legge 104/1992) e della disabilità (Legge 68/1999).
Ne avevamo già parlato su questo sito commentando la Legge 3 agosto 2009, n. 102 che, all’articolo 20, ridisegna alcuni percorsi e competenze in questa materia. Si spera che la “miniriforma” migliori la qualità dei servizi erogati al Cittadino soprattutto in quanto a tempi di attesa e a sovraccarichi amministrativi.

Le ricadute

Lo ricordiamo in sintesi: dal primo gennaio 2010 la domanda di accertamento di invalidità, handicap e disabilità si presenta all’INPS e non più alle Aziende USL. Le competenti Commissioni ASL sono integrate da un medico INPS.
Le due novità, che ad una superficiale lettura possono sembrare marginali, hanno dei risvolti operativi di notevole impatto. Non a caso, già all’indomani dell’approvazione della Legge 102/2009, l’INPS ha iniziato a progettare e ad organizzarsi per la nuova gestione. Tale “disegno” ha trovato formalizzazione nella Determinazione del Commissario Straordinario del 20 ottobre 2009, n. 189 che fissa le linee guida e le modalità operative dei procedimenti.
Queste indicazioni sono state perfezionate e diffuse attraverso la Circolare INPS 28 dicembre 2009, n. 131.

Le linee guida

La piena tras

parenza dei procedimenti è il primo obiettivo che viene perseguito, soprattutto attraverso strumenti e modalità informatici e telematici. La presentazione delle domande e l’archiviazione di tutti gli atti avverranno attraverso un sistema informatico gestito dall’INPS, garantendo così, quando il sistema sarà a regime, la tracciabilità di qualsiasi procedura in tempo reale.
L’altro obiettivo è quello dell’uniformità dei modelli di presentazione della domanda e dei relativi verbali di accertamento, messi a disposizione dall’INPS superando così l’attuale disomogeneità di questi atti a livello locale.
Un ultimo interessante obiettivo è quello di mantenere i tempi dei procedimenti che vanno dalla domanda alla concessione delle eventuali provvidenze economiche entro i 120 giorni. Tempi ben più ristretti rispetto a quelli precedentemente adottati.

L’informatizzazione

L’intera gestione del procedimento, come detto, è informatizzata attraverso un’applicazione specifica (“Invalidità Civile 2010” - InvCiv2010), disponibile sul sito dell’INPS (www.inps.it).
L’accesso all’applicazione è consentito solo agli utenti muniti di PIN (Personal Identification Number), cioè di un codice di identificazione univoco, rilasciato dallo stesso INPS.
Possono accedere al sistema, con diversi gradi e modalità di autorizzazione, i Cittadini, i medici certificatori, i patronati sindacali, le associazioni di categoria, le Commissioni Asl e il personale autorizzato dell’INPS.
Il Cittadino stesso può, quindi, presentare la domanda di accertamento (anche se forse è preferibile appoggiarsi ad un patronato sindacale), ma soprattutto seguire l’iter della propria pratica dal momento dalla richiesta di visita all’erogazione delle eventuali provvidenze e inserire le ulteriori informazioni richieste ai fini della concessione delle stesse provvidenze.
Per far ciò, tuttavia, deve richiedere il PIN. Può farlo inoltrando la richiesta direttamente dal sito dell’Inps (www.inps.it), sezione dei Servizi on line (inserendo i dati richiesti saranno visualizzati i primo otto caratteri del PIN; la seconda parte del codice sarà successivamente recapitata per posta ordinaria) oppure, in alternativa, tramite il Contact Center INPS (803164).
Ma vediamo quali sono le diverse fasi e cosa bisogna fare.

La certificazione medica

Come nei procedimenti attuali, per prima cosa bisogna rivolgersi al medico curante (medico certificatore) per il rilascio del certificato introduttivo.
Basandosi sui modelli di certificazione predisposti dall’INPS, il medico deve attestare la natura delle infermità invalidanti, riportare i dati anagrafici, le patologie invalidanti da cui il soggetto è affetto con l’indicazione obbligatoria dei codici nosologici internazionali (ICD-9). Dovrà, se presenti, indicare le patologie elencate nel Decreto Ministeriale 2 agosto 2007 che indica le patologie stabilizzate o ingravescenti che danno titolo alla non rivedibilità. Infine dovrà indicare l’eventuale sussistenza di una patologia oncologica in atto.
Questo certificato – è questa la novità – va compilato su supporto informatico ed inviato telematicamente.
Anche i medici certificatori, per eseguire questa operazione, devono prima “accreditarsi” presso il sistema richiedendo un PIN che li identificherà in ogni successiva certificazione.
Una volta compilato il certificato, il sistema genera un codice univoco che il medico consegna all’interessato.
Il medico deve anche stampare e consegnare il certificato introduttivo firmato in originale, che il Cittadino deve poi esibire al momento della visita.
La ricevuta indica il numero di certificato che il Cittadino deve riportare nella domanda per l’abbinamento dei due documenti.
Il certificato ha validità 30 giorni: se non si presenta in tempo la domanda, il certificato scade e bisogna richiederlo nuovamente al medico.
Nel caso di sola domanda di accertamento per il collocamento mirato (Legge 68/99), non è richiesto il certificato medico, in quanto la domanda può essere presentata esclusivamente da cittadini ai quali la condizione di invalidità è già stata riconosciuta con una percentuale superiore al 45%, oppure sia stata riconosciuta la condizione di cieco civile o sordo. LEGGI TUTTO

martedì 19 gennaio 2010

Curiosità: Riciclaggio di agende

Conservare è meglio che buttare. E tutte le persone che non si sono disfatte delle vecchie agende quest’anno avranno una piacevole sorpresa . Il taccuino del 1999 può essere ancora usata anche nel 2010. Anch'esso comincia con venerdì 1 gennaio. Non essendo, quello in corso un anno bisestile, tutti gli altri giorni coincidono.

Dopo la bellezza di 11 anni, chi ha custodito gelosamente uno di questi oggetti cartacei lo può usare a partire da subito. La curiosa scoperta è stata fatta da Ecodalle città.it, notiziario dedicato all'ambiente urbano.

Ma non è finita. Nel 2010 si può usare anche l'agenda del 1993 o del 1982. Per il prossimo anno (2011) potremo scrivere gli appuntamenti su quella del 2005 o quella del 1994. Peggio andrà nel 2012 quando si potrà adoperare solo l'agenda di 28 anni prima (1984).

Un’ultima curiosità. Tutti coloro che nel 2009 hanno ricevuto in regalo almeno due agendine possono custodirne una per soli 6 anni, tornerà utile, infatti, nel 2015.



sabato 16 gennaio 2010

Scuola: Alunni stranieri in quota...

Il ministero dell'Istruzione ha stabilito che il numero di alunni stranieri per classe non dovrà superare il tetto del 30 per cento. Vanno comunque esclusi dal computo i ragazzi che non hanno cittadinanza italiana, ma sono nati in Italia. Un provvedimento anche condivisibile, ma che segue la solita logica dell'annuncio perché la sua applicazione sembra piuttosto complicata. Non sarebbe meglio allora accrescere il numero di insegnanti nelle scuole in difficoltà invece di spendere risorse per trasportare avanti e indietro gli studenti?

Con una circolare inviata l’8 gennaio ai presidi, il ministero dell’Istruzione ha stabilito che il numero di alunni “stranieri” per classe non dovrà superare il tetto del 30 per cento. Il ministro Gelmini ha poi precisato che dal computo vanno esclusi gli alunni nati in Italia, ma privi di cittadinanza italiana, circa il 35 per cento degli “stranieri”. Il fine apparente è quello di evitare che le difficoltà (linguistiche, di apprendimento?) degli stranieri si ripercuotano negativamente sull’apprendimento degli italiani, da un lato, e contemporaneamente facilitare l’integrazione dei ragazzi non italiani.

ANNUNCIO DIFFICILE DA RISPETTARE

Rispetto a una precedente proposta della Lega, le classi separate per gli “stranieri”, questa iniziativa sembra largamente preferibile. Rimane l’impressione che, come per il “processo breve”, ci si limiti a enunciare un obiettivo (fiat scuola!), senza specificare come, e con quali mezzi, attuarlo. In particolare: con quali criteri saranno scelti gli studenti da trasferire? Come verranno finanziati i costi di trasporto? Come si risolveranno i problemi di eccessi o carenze di insegnanti che seguiranno?
I dati del ministero (http://www.pubblica.istruzione.it/mpi/pubblicazioni/index.shtml) mostrano che gli alunni “stranieri”, in crescita costante nell’ultimo decennio, rappresentano circa il 6,4 per cento della popolazione studentesca, si concentrano soprattutto nelle scuole primarie, nel Nord-Est, e raggiungono un picco in Emilia Romagna, con l’11,8 per cento. Esiste poi una forte eterogeneità della presenza di alunni stranieri tra le province italiane, con punte massime nella provincia di Mantova e nei comuni di Prato e Milano (vedi tabella 1).
È utile fare un esempio dei problemi di applicazione che si potrebbero verificare laddove convivono scuole con bassa e alta presenza di stranieri. Consideriamo un comune dove sono presenti due scuole, A e Z (o due comuni limitrofi, ciascuno con una scuola): nella prima, A, le classi, composte da venti alunni, hanno una bassa percentuale di stranieri (in viola nella figura 1): uno su venti, il 5 per cento. Nella seconda, Z, invece gli stranieri sono in maggioranza: tredici su venti, il 65 per cento.

TUTTI SI MUOVONO

Se è vero, come sembra trasparire dalla filosofia che ispira il provvedimento del ministro, che l’apprendimento degli alunni migliora, a parità di rapporto insegnanti/alunni, tanto più omogenee sono le classi, la soluzione ottimale consisterebbe nel ripartire gli stranieri (quattordici in tutto) e gli italiani (ventisei) equamente, come nella figura 2, creando in entrambe le scuole delle classi con tredici italiani e sette stranieri, che rappresenterebbero il 35 per cento, vicino al tetto Gelmini.
È questo l’obiettivo del provvedimento? Si noti che questa soluzione richiederebbe di trasferire sei stranieri (per classe) dalla scuola Z alla scuola A e sei italiani dalla scuola A alla scuola Z.
Ecco dunque alcuni problemi che si porrebbero: 1) costi di trasporto. Ogni mattina una ampia frazione di studenti (il 30 per cento nell’esempio) andrebbe trasferita, avanti e indietro: quanto costa e chi paga? 2) Parità di diritti. Come verrebbero scelti gli italiani e gli stranieri da “riallocare”, senza violarne la parità di diritti? 3) Abbandono scuola pubblica. Accetteranno (i genitori de)gli italiani che frequentavano A di essere trasferiti nella scuola Z? Quanti, non opteranno piuttosto per una scuola privata?

SI TRASFERISCONO SOLO GLI STRANIERI

Una soluzione alternativa, forse implicita nella filosofia del provvedimento, è che la “riallocazione” debba riguardare solo gli stranieri, ammesso che questa scelta non violi la parità di diritti. Nel nostro esempio, al fine di ottenere una composizione pressoché uniforme tra le scuole, bisognerebbe riallocare nove stranieri dalla scuola Z alla scuola A (vedi figura 3). In questo caso, si risparmierebbe sui costi di trasporto degli alunni. Ma si porrebbe, accanto ai precedenti, un nuovo problema: il trasferimento degli insegnanti. Infatti, nella scuola Z rimarrebbero solo undici alunni per classe, mentre in A gli alunni sarebbero ventinove. Dunque, si renderebbe necessario trasferire anche gli insegnanti per non penalizzare l’apprendimento nella scuola A e favorire Z. Come poi applicare il tetto del ministro nei comuni, come Prato o Mantova, con fortissima concentrazione di alunni stranieri?
Per concludere, se risulta condivisibile l’obiettivo del provvedimento, la sua applicazione sembra piuttosto complicata. È lecito allora porsi una domanda: invece di spendere risorse per trasportare studenti su e giù, non sarebbe preferibile usarle per accrescere il numero di insegnanti nelle scuole in difficoltà?di Paolo Manasse(fonte la voce.info)

Fonte: Ministero Pubblica istruzione Alunni con cittadinanza non italiana scuole statali e non statali, anno scolastico 2007/2008.

Figura 1: Classe A e Classe Z

Figura 2: Classi identiche in A e Z

Figura 3: Riallocazione dei soli stranieri